“Quando la musica sorge dalle viscere della terra, ordina il caos ed espelle le impurità. La natura parla e le cose prendono il loro posto nel mondo. Prima del linguaggio, la mano che danza sulla pelle del tamburo compie il prodigio della nascita del suono, come la mano del fabbro quando percuote il metallo o quella del pastore quando ritma il tempo della festa e della veglia”
Alfio Antico è fuor di dubbio una leggenda vivente.
La sua storia artistica è intrinsecamente legata alla sua storia personale; in lui non esiste alcuna scissione tra il suo vissuto e il suo essere artista.
Le sue liriche, la sua voce, la sua mano sul tamburo formano uno strumento musicale unico.
Non esistono in lui virtuosismi fini a se stessi; la sua esibizione è la rappresentazione fedele di se stesso e del suo mondo ancestrale, mai passato.
Alfio Antico va sempre all’essenza del suono, senza rincorrere arrangiamenti sofisticati; i suoi racconti sono protagonisti, il suono del suo tamburo è l’alfabeto con cui costruisce la sua narrazione.
Possiede più di 200 tamburi, tutti rigorosamente costruiti e intarsiati da lui, a mano.
Ogni tamburo rappresenta un momento della sua vita e ogni tamburo è presente in scena con la sua personalità e il suo suono unico.
Durante il suo spettacolo il pubblico abbandona per pochi attimi i rumori caotici che affollano il mondo contemporaneo per ritornare alle sonorità naturali, di cui si può godere solo in poche parti del mondo.
Nello spettacolo, i suoni del contrabbasso, insieme ad alcune sperimentazioni
sonore con gli strumenti a plettro, accompagneranno perfettamente l’essenza dei suoi tamburi.
Quell’essenza unica che lo ha reso famoso in tutto il mondo e che ancora oggi dopo 40 anni di carriera gli da la forza per continuare incessantemente la sua “transumanza” musicale.