A Tel Aviv, oggi. Due giovani rappresentanti di due popoli, Naomi, ebrea e Abdul, palestinese, si amano cercando di dimenticare la sporca guerra e, nello stesso tempo, confrontano e discutono le due civiltà e le diverse motivazioni che animano le due parti. Una conclusione tanto inaspettata quanto dotata di tragica verosimiglianza e di emblematica forza dimostrativa sugella lo spettacolo, condotto da Claudio Boccaccini e interpretato da Marco Rossetti e Giula Fiume. “Love’s Kamikaze” si innesta naturalmente nel fertile ceppo dell’attualità e dell’impegno civile, a dimostrazione che il teatro non racconta solo favole, ma può essere anche carne, viscere, sangue della nostra impietosa esistenza. E soprattutto, può portare un mattone, una pietra, un granello di sabbia per la costruzione dell’edificio della pace. Un discorso utopistico? Senza dubbio. Ma le utopie dei deboli sono le paure dei forti. Perché l’utopia è l’anticipazione di una ricerca che deve solo superare le strettoie del presente.
MARIO MORETTI
Note di regia
Quando 10 anni fa portammo in scena per la prima volta “Love’s Kamikaze”, pensammo che quello fosse il periodo più giusto per raccontare una storia d’amore che avesse come scenario il conflitto arabo-israeliano. A dieci anni di distanza la questione arabo-israeliana è purtroppo ancora al centro delle tragedie mondiali e, anzi, lontana dal mostrare anche solo lievi segni di pacificazione – complice probabilmente una miope e sciagurata politica internazionale che ha portato ulteriore destabilizzazione in un contesto estremamente critico – si tinge quotidianamente di nuovi inquietanti sviluppi.
“Love’s kamikaze”, nella nuova edizione stavolta affidata alle interpretazioni di Marco Rossetti e Giulia Fiume, continua quindi a mostrare la sua tragica attualità e rappresenta oggi, da parte nostra, la disperata volontà di continuare a contrapporci alle barbarie e alle ingiustizie con le uniche armi a nostra disposizione: il teatro e la poesia.
CLAUDIO BOCCACCINI