Racconta Stanislavskij che alla fine della prima lettura delle tre sorelle gli attori piangevano ed esclamavano “che dramma, che tragedia” a tali parole Cechov si rabbuiò si rattristò e uscì dal teatro, aveva scritto un vaudeville e gli attori lo prendevano per dramma. Di aneddoti simili è cosparso il cammino teatrale di Cechov e non so se colpisca di più la sua insistenza nell’annunciare nuovi lavori comici (“sto finendo una specie di farsa” annunciava al mondo mentre stava ultimando “Il giardino dei ciliegi”) o la sua inflessibile scomunica agli allestimenti troppo drammatici dei suoi testi. E’ chiaro che il grande autore russo vedeva nelle pieghe della sua scrittura squarci di divertimento e comicità. Per questo l’idea drammaturgica di Mario Moretti di titolare all’interno delle “Tre Sorelle” un percorso che ne esaltasse l’aspetto comico mi è sembrata un’occasione per restituire al grande autore russo quel connotato originale di divertimento e leggerezza insito nei suoi testi. “Tre sorelle Tre” è sostanzialmente la storia delle tre sorelle cechoviane, qui però tutto è evocato, alluso ed animato da loro stesse come un grande gioco di teatro nel teatro. Le musiche di Antonio Di Pofi suggeriscono di volta in volta canzoni e balletti, sollecitano il racconto verso un’ulteriore leggerezza. Le “Tre sorelle tre” non andranno mai a Mosca e in questo desiderio vano sfioriranno la loro bellezza e la loro gioventù ma l’amarezza di un destino amaro verrà alleviata dalla comicità e dal divertimento. Claudio Boccaccini