OCCIDENTAL EXPRESS
“Di che cosa profuma l’Orient Express?”
“Profuma di mimosa, papà, di mimosa”
Un treno atteso, una stazione di confine, un vecchio cieco che ogni giorno, da un tempo ostinato e cristallizzato in un passato mitico, aspetta che esso transiti con il suo carico di possibilità verso un futuro altro. Due artisti di strada, un americano e un rumeno, che - entrambi emigrati a Parigi - si trovano casualmente a misurarsi con lastessa fame e gli stessi bisogni. Una compagnia di attori arrangiata, diretta da un improbabile capocomico che tenta di offrire ai turisti lo spettacolo folkloristico che si immagina essi si aspettino da loro; una donna venuta da chissà dove, da chissà quale “altrove”, che si presenta a un colloquio di lavoro con un curriculum che racconta un unico talento: leggere le ultime parole sulla bocca di chi sta morendo. E ancora uomini e donne, protagonisti di un popolo fluido, capace di adattarsi, dividersi, prendere panni altri, abdicare alla propria identità, vendersi e svendersi pur di somigliare all’occidente, viaggiando in un container, calandosi nel buio.
Sullo sfondo il dramma del regime e della guerra, in figura l'identità di un popolo:
16 quadri, alcuni autonomi, altri legati gli uni agli altri, è il racconto di un viaggio. Un viaggio dall’Est, talvolta compiuto e più spesso onirico, verso quella terra idealizzata che è l’Occidente vista attraverso lo sguardo dei popoli balcanici, prima e dopo la caduta del blocco sovietico. Un viaggio su un Orient Express al contrario di cui Visniec sembra sottolineare il costo spesso inconsapevole ed altissimo. Di sola andata, appunto.
Tradotto in Italia nel 2012 il testo viene qui rappresentato integralmente con l’aggiunta di alcune scene inedite – non presenti nella pubblicazione italiana – inviateci nel 2020 dal Maestro Visniec.