Quella che si vedrà sul palco è una grande opera collettiva, un carillon giostrato da 16 persone che non escono mai davvero di scena.
Il perno centrale dell’opera resta la coppia di Madre e Padre Ubu, spietata parodia di quella shakespeariana scozzese, ed in particolare padre Ubu che, a detta di Pugliese, è un personaggio morale, capro espiatorio perchè tutti gli altri si sentano più intelligenti.
Ma, come un girotondo attorno a loro, avviene un perenne gioco. Il gioco è quello degli altri personaggi, che, come bambini, si fanno la guerra: quindi le ginocchia saranno sbucciate, gli spadini di legno e i fortini improvvisati. Non serve più la distinzione maschio/ femmina, polacco/russo, vivo/morto, quando si gioca queste regole sembrano non servire più.