I giorni di oggi. Una cittadina europea in forte crisi economica. A trenta chilometri dal centro il mare. Dall’altra parte della costa, visibile a occhio nudo in giornate particolarmente limpide, una ricca nazione straniera. La cittadina, cresciuta per abitanti in un recente passato grazie allo sviluppo di due grandi industrie adesso in smantellamento, è in stato di semi-abbandono. La popolazione è composta principalmente da ex-operai impiegati nelle fabbriche o nel terziario. Più della metà del totale è composta da immigrati di seconda o terza generazione. A causa della grave crisi economica, la disoccupazione è diffusa trasversalmente, tant’è che una cospicua parte della popolazione (in progressivo aumento) vive al di sotto della soglia della povertà. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare questa “depressione”, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente (circa 10000 persone, uomini e donne richiedenti asilo o che tentano di imbarcarsi e raggiungere in qualche modo il paese al di là del mare che, nell’immaginario collettivo, ha assunto sempre più i connotati di una specie di El Dorado). La presenza dello Zoo ha ulteriormente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso ma, paradossalmente, ha anche portato lavoro: servizi (logistica, cucina, assistenza), polizia e, in ultimo, la costruzione di un muro intorno al campo per evitare la fuga dei rifugiati verso le autostrade, il porto e la stazione. Alla periferia della cittadina, in uno dei quartiere più popolari, a pochi chilometri dallo Zoo, c’è una scuola superiore, un Istituto Comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro (dall’artigianato alla ristorazione, dalla manifattura industriale al commercio). La scuola, le strutture, gli studenti e il corpo docente, sono specchio esemplare della depressione economica e sociale della cittadina.
I giorni di oggi. Una cittadina europea in forte crisi economica. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare la situazione, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente che ha ulterior-mente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso ma, parados-salmente, ha anche portato lavoro, non ultima la costruzione di un muro intorno al campo per evitare la fuga dei rifugiati. Alla periferia della cittadina, in uno dei quartieri più popolari, a pochi chilometri dallo “Zoo”, c’è una scuola superiore, un Istituto Comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro. La scuola, le strutture, gli studenti e il corpo docente, sono specchio esemplare della depressione economica e sociale della cittadina.
Albert, straniero di terza generazione intorno ai 35 anni, laureato in Storia, viene assunto all’Istituto Comprensivo come Professore Potenziato: il suo compito è tenere per quattro settimane un corso di recupero pomeridiano per sei studenti sospesi per motivi disciplinari.
Dopo anni in “lista d’attesa”, Albert è alla prima esperienza lavorativa ufficiale. Il Preside dell’Istituto gli dà subito le coordinate sul tipo di attività che dovrà svolgere: il corso non ha nessuna rilevanza didattica, serve solo a far recuperare crediti agli studenti che, nell’interesse della scuola, devono adempiere all’obbligo scolastico e diplomarsi il prima possibile.
Tuttavia, intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert, riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona la didattica suggerita e propone agli studenti di partecipare ad un concorso, un “bando europeo” per le scuole superiori che ha per tema “I giovani e gli adolescenti vittime dell’Olocausto”.
Gli studenti, inizialmente deridono la proposta di Albert, ma si lasciano convincere quando questi gli mostra un documento che gira da qualche tempo nello “Zoo”: foto e carte di un rifugiato che prima della fuga dal paese d’origine aveva il compito di catalogare morti e perseguitati dal regime per il quale lavorava. È quello l’Olocausto di cui gli studenti si dovranno occupare.
La cittadina viene però scossa da atti di violenza e disordine sociale, causati dalla presenza dello “Zoo”. Le reazioni dei ragazzi sono diverse e a tratti imprevedibili. Per Albert è sempre più difficile tenere la situazione sotto controllo…
Il progetto ha preso l'avvio da una ricerca condotta da Tecné, basata su circa 2.000 interviste a giovani tra i 16 e i 19 anni, sulla loro relazione con gli altri, intesi come diversi, altro da sé, e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non prossimo.
Gli argomenti trattati nel corso delle interviste hanno rappresentato un importante contributo alla scrittura drammaturgica del testo "La Classe" da parte di Vincenzo Manna.
Un innovativo esperimento di data storytelling che prevede, inoltre, in collaborazione con Phidia e Sirp Lazio, la realizzazione di una serie di incontri-lezioni sul tema dell'accoglienza con gli studenti di alcuni Istituti scolastici del territorio laziale.