Il dono propone una galleria di tipi intimamente odiosi, laidi, voci di un’umanità allucinata, che per non crepare si vomita addosso tutto il veleno possibile. Questi “uomini schifosi” – vittime o carnefici – divorano il proprio fianco lacerato in un fermo immagine dell’irrealtà o dell’iperrealtà che ci fa sentire come intrappolati in una stanza chiusa in loro compagnia.